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giovedì, 16 Maggio 2024

Caso Orlandi, dubbi e sospetti sull'espulsione di Ali Agca

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di Moreno d’Angelo
Formalmente l’espulsione di Ali Agca, il terrorista turco che attentò il papa nel 1981, è ineccepibile in quanto immigrato clandestino. Il 29 dicembre è stato accompagnato dagli agenti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma per l’imbarco verso Istanbul. Nessuno ha potuto avvicinarlo. Ciò ha sollevato dubbi e rabbia tra i tanti (a cominciare dai 30 mila della pagina Facebook dedicata alla “ragazza con la fascetta”) che cercano ancora la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana sparita nel 1983. In testa agli indignati c’è il fratello, Pietro Orlandi, che aveva fatto presentare dai suoi legali una formale richiesta per far ascoltare Agca agli inquirenti prima della sua espulsione. «E’ possibile che la Bossi-Fini valga con questa rapidità solo per l’ex Lupo grigio?» ha detto Orlandi, che da tempo insiste su questo punto, già da prima dell’improvvisa apparizione con i fiori sul sagrato di San Pietro alla vigilia di Natale di Ali Agca. Migliaia di persone hanno manifestato, su alcuni siti e social network, la loro indignazione su questa ennesima e discutibile perla della lunga collana di misteri afferenti al caso Orlandi.
Il collegamento tra Agca e il duplice sequestro Orlandi-Gregori, nell’ultimo anno e mezzo, si è ulteriormente rafforzato, dopo l’iscrizione sul registro degli indagati da parte della Procura di Roma del supertestimone Marco Fassoni Accetti, autoaccusatosi nel marzo 2013 del duplice sequestro, subito dopo l’elezione di papa Francesco. Il reo confesso (in stato di libertà) ha ammesso davanti ai magistrati di essere stato lui a prenotare una camera per l’ex lupo grigio presso la pensione Isa, alla vigilia dell’attentato a papa Giovanni Paolo II.
Nelle prossime settimane, con l’apertura del possibile processo sul caso Orlandi (dopo le chiusura delle indagini preliminari), Agca sarebbe potuto essere certamente ascoltato. L’attentatore del papa polacco non è mai stato interrogato nel merito dalla sparizione della figlia di Ercole, il messo pontificio di Wojtyla. Pietro Orlandi ha più volte denunciato il fatto che la cassetta contenente le dichiarazioni da lui raccolte in Turchia, quando incontrò Agca appena uscito dal carcere nel 2010, siano sempre state ignorate dagli inquirenti, al punto che non sono state neanche messe agli atti. In esse l’ex Lupo grigio asseriva che il doppio sequestro era stato organizzato da ambienti vaticani, con il supporto del Sismi nella fase esecutiva e della Cia nella “gestione” degli ostaggi. Una versione che appare molto simile a quella delineata da Marco Fassoni Accetti nei 13 interrogatori verbalizzati nel corso del 2013.
L’apparizione di Agca con i fiori per papa Giovanni Paolo II in Vaticano, dunque, si colloca in un contesto “movimentato”, e proprio per questo, specie tra investigatori e osservatori più attenti, ha destato molti sospetti e lasciato aperti diversi interrogativi.
Chi ha organizzato il viaggio dalla Turchia? Come mai appena Agca è arrivato vi erano già le telecamere pronte a riprenderlo? Cosa voleva comunicare a papa Francesco, al quale aveva chiesto di incontrarsi? Agca dà la sensazione di essere in possesso di “carte pesanti” ancora da giocare, come se fosse titolare, grazie alle sue informazioni “riservate”, di una sorta di potere di ricatto sul Vaticano e altri soggetti. La sua immediata espulsione ha certamente alimentato le argomentazioni di coloro che da tanti anni denunciano una logica di insabbiamento che pervade quest’oscura vicenda.
«L’aver consentito il rimpatrio di Agca senza interrogarlo in merito a un’inchiesta penale tuttora in corso – ha commentato Fabrizio Peronaci, il giornalista-scrittore autore de “Il Ganglio”, che ripercorre tutte le novità recenti della vicenda Orlandi-Gregori – può forse aver soddisfatto opache e persistenti ragioni di Stato, ma temo ci riporti indietro di decenni, ai tempi dei silenzi, delle colpevoli reticenze e di troppe incolpevoli vittime dimenticate». Il mancato ascolto dell’ex Lupo grigio ha causato molta amarezza in tutti coloro che si aspettavano una svolta, anche alla luce delle ultime mosse di papa Francesco, relative all’allontanamento del vice camerlengo Pierluigi Celata, il cui nome viene fatto da Fassoni Accetti nel memoriale, come esponente di quella fazione anti-Wojtyla che si sarebbe nascosta dietro il sequestro delle due quindicenni.
Ecco un passo scritto da Peronaci nella sua pagina Facebook, prima del “via libera” del giudice di pace al rimpatrio dello “scomodo” testimone, che documenta in modo eloquente attese e speranze legate al possibile ascolto di Agca: «L’istanza presentata dai legali di Pietro Orlandi perché Agca venga interrogato dai pm Capaldo e Maisto prima di essere espulso difficilmente potrà essere respinta dal gip. E, se cosi dovesse accadere, inevitabili pioverebbero accuse di insabbiamento e subalternità del sistema giudiziario italiano allo Stato vaticano. L’inchiesta su Emanuela e Mirella, come dimostrato dai fascicoli più che trentennali e dalla testimonianza dell’ultimo indagato, pare infatti indissolubilmente agganciata all’attentato compiuto nella ricorrenza dell’apparizione di Fatima, il 13 maggio 1981, dal turco. I legami riguardano il movente del doppio sequestro – contrastare l’anticomunismo del papa polacco e defenestrare Marcinkus dallo Ior – da parte di una spregiudicata fazione di ecclesiastici, il cosiddetto “Ganglio”, che non si fece remore a utilizzare l’ambigua figura di Agca, portatrice di inconfessabili ricatti sulla Santa Sede per quanto riguarda eventuali coperture nell’attentato e la controversa gestione del terzo segreto di Fatima”. Per approfondire prove e riscontri delle connessioni tra attentato e doppio sequestro, lo stesso Peronaci ha diffuso in rete nelle scorse settimane il “dossier delle cento prove”, che dà conto dei molti elementi di novità emersi e del finalmente chiarito contesto (la guerra tra fazioni opposte al tempo della Guerra Fredda) in cui maturò la tragica scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
In conclusione segnaliamo che il 14 gennaio, in occasione del quarantasettesimo compleanno di Emanuela, si svolgerà un sit-in davanti a San Pietro. Pietro Orlandi ha pubblicamente ringraziato la Questura di Roma che ha autorizzato l’iniziativa di chi non vuole dimenticare, cercando giustizia.

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