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venerdì, 17 Maggio 2024

Expo blindato, Renzi mette Cantoni e Authority a presidio dei lavori

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Raffaele Cantone, presidente dell’Authority anti-corruzione, sarà a capo di una task force che dovrà assicurare la prosecuzione legale dei lavori per l’Expo 2015. A deciderlo, in serata, è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi preoccupato dal furor di popolo sollevatosi nei giorni scorsi a seguito dell’ennesimo episodio di malaffare legato all’evento milanese.
Pare infatti che la paura di una nuova Tangentopoli e la possibile deriva politica alle ormai prossime elezioni europee abbiano spinto il premier a mettere a punto un pool composto da avvocati, magistrati contabili ed esperti di contratti che, guidati da Cantone, avranno il compito di vegliare sul proseguimento legale dei lavori per l’Expo.
La bufera che ha investito nuovamente l’evento internazionale è scoppiata la settimana scorsa con la chiusura, da parte della procura di Milano, dell’inchiesta sugli appalti dell’Expo 2015 e l’arresto di sette persone. A far traballare la struttura e a spingere la politica a prendere le sue precauzioni, è stato l’arresto, tra gli altri, del direttore pianificazione e acquisti Angelo Paris. Insieme a lui sono finiti in manette l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo, l’ex Dc GianstefanoFrigerio e  l’ex funzionario Pc Primo Greganti, quest’ultimo già coinvolto negli anni Novanta nell’inchiesta Mani Pulite.
«Milano ce la farà, noi non molliamo. L’Expo è un’occasione troppo grossa per buttarla via». A parlare è Matteo Renzi, che precisa: «Se ci sono problemi con la giustizia, si devono fermare i responsabili e non le grandi opere».
La decisione trova sostanzialmente d’accordo tutta la maggioranza. «Mi sembra una buona idea quella di rafforzare ulteriormente il versante anticorruzione», commenta il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Mentre Rosy Bindi, a capo dell’Antimafia, sostiene siano ormai maturati i tempi affinché il Parlamento dedichi una sessione apposita alla questione della corruzione. «Penso sia ora che la politica impari a sanzionare se stessa», conclude la parlamentare Pd.
Proposta accolta dal presidente del Senato Piero Grasso, che torna alla carica riproponendo il ddl presentato nel suo primo giorno da senatore e pensato appositamente per colpire assieme al voto di scambio anche corruzione, riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio. «La corruzione – ha spiegato Grasso – dopo tangentopoli non è stata distrutta, ma ha cambiato mode, forme attività».
A smorzare i toni il presidente della Camera Laura Boldrini che, pur dicendosi d’accordo con quanto espresso dai colleghi, tenta di arginare le conseguenze dell’inchiesta milanese. «È una grande occasione e si deve buttare fuori quello che di sporco c’è, ma la corruzione non è un fatto endemico. Si può e si deve distinguere. Sull’Expo non ci debbono essere ombre di alcun tipo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessandra del Zotto

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