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venerdì, 17 Maggio 2024

I Forconi, la paura dei fascisti e l'eco della sinistra

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

A Torino il così detto movimento dei Forconi sta assumento i connotati di una sollevazione popolare.
Nelle piazze ci sono persone di età e provenienze diverse, probabilmente lontane anni luce nel modo di pensare, ma accomunate da una condizione di precarietà quando di non vera e propria povertà materiale.
Senza futuro ed esasperate. Tanto sarebbe bastato anni fa per parlare di bisogni proletari e di occasione per la sinistra, mentre oggi è proprio il totale fallimento della sinistra istituzionale ad essere l’elemento più evidente.
Se infatti destra c’è oggi in piazza, non è tanto politica quanto culturale.
Negli ultimi decenni, i territori abbandonati a se stessi o le famiglie lasciate a combattere con una quotidianità precaria, sono stati riempiti da un insieme di cultura aziendalista, populista, semplificatoria e razzista. Berlusconi, fascisti e imprenditori hanno fatto “il loro lavoro” e hanno potuto agire grazie all’acquiescienza dello schieramento, apparentemente, avversario.
Ed ecco che la bandiera italiana è comparsa improvvisamente alle manifestazioni del Pd o come simbolo di un unità nazionale mai raggiunta per le disuguaglianze tra nord e sud.
In quegli anni nacono anche i lager Cpt-Cie, grazie a una legge che porta il nome di Giorgio Napolitano e di Livia Turco.
Queste stesse persone oggi gridano al pericolo fascista che proprio loro hanno contribuito a far nascere.
Detto ciò, i rischi di una deriva reazionaria esistono eccome, ma perchè l’Italia è diventata fondamentalmente un Paese di destra, politicamente e culturalmente.
L’unico vero argine che sembra esserci oggi nelle piazze è rappresentato dai centri sociali, gli studenti, i migranti, che con tutti i limiti sono stati fin dall’inizio dentro questo movimento.
Con difficoltà e non senza contraddizioni, ma è grazie a loro se oggi i leader di Forza Nuova o Casa Pound non sono alla testa dei rivoltosi.
Torino è stata e rimane una realtà a sè, un sud nel profondo nord, un laboratorio possibile per il cambiamento, o per un avvitamento su se stessa.
Gli unici che sembrano continuare a non capirlo siedono oggi nelle stanze del governo territoriale.
Paolo Sollecito

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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