Dopo il sogno tradito degli indipendenti scozzesi, infranto dal risultato del referendum che ha visto, pressoché una settimana fa, prevalere il No, arriva oggi un’altra doccia fredda per la schiera europea degli indipendentisti. Gli umori sono neri nella regione catalana della Spagna: la Corte Costituzionale spagnola ha sospeso il referendum per l’indipendenza della Catalogna, accogliendo all’unanimità il ricorso presentato dal governo centrale di Madrid. La votazione era stata convocata dal presidente catalano, Artur Mas, per il prossimo 9 novembre, ma all’oggi Madrid non permetterà che ciò avvenga, nonostante nella regione sia già partita l’organizzazione del voto.
Il ricorso del governo di Madrid e quindi la sentenza della Corte Costituzionale era un qualche cosa di annunciato, quantomai nella sua indicazione contraria al referendum per preservare la cosiddetta integrità territoriale della nazione spagnola. Il dato politico che deve essere sottolineato è segnato dal livello di scontro istituzionale che si sta consumando, forse senza precedenti, per la monarchia di Spagna, nella distanza sempre più considerevole, politicamente, fra Barcellona e Madrid. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha convocato per oggi il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria per approvare il ricorso alla Corte costituzionale sulla legge e sul decreto con il quale l’esecutivo catalano di Artur Mas ha convocato il referendum consultivo del prossimo 9 novembre.
Diversamente dal referendum scozzese, nel caso in cui nel prossimo mese venga trovato un accordo fra Madrid e Barcellona per lo svolgimento della tornata referendaria, il voto catalano non avrebbe conseguenze immediate per l’ottenimento dell’indipendenza dalla Spagna: la natura consultiva e non deliberativa della votazione porterebbe la Catalogna, nel momento in cui vincesse il fronte secessionista, ottenendo un rapporto di forza differente, alla trattativa e non all’indipendenza da Madrid.