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domenica, 19 Maggio 2024

La dolce storia del cri-cri torinese

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Scritto da Gabriele Richetti
Una golosa istituzione
Qualunque torinese, se interrogato in merito, saprà sicuramente rispondere alla domanda: che cosa sono i cri-cri? Probabilmente, anzi, guarderà l’interlocutore con un misto di sospetto e tenerezza, basito di come il forestiero (perché di forestiero, certamente, si tratterebbe) possa non conoscere la pralina tanto famosa a Torino da diventare prodotto agroalimentare riconosciuto della Regione Piemonte.
Elegante e colorato, il cri-cri gratifica da quasi due secoli il palato dei torinesi (e non solo).
Qualcosa in più di una pralina
Cosa è dunque il cri-cri. Il cri-cri è una pralina. Una pralina rotonda con all’interno una nocciola ricoperta di cioccolato e mompariglia di zucchero (le piccole sfere oggi bianche, ma fino agli anni ’80 colorate). La nostra pralina è rigorosamente incartata con carta stagnola colorata al centro e bianca all’estremità, nella tipica forma a caramella.
La romantica storia dello studente e della sua Cri
La storia (quella vera) ci racconta di come il cri-cri sia stato inventato dal confettiere Giuseppe Morè, di Torre Pellice, sul finire dell’Ottocento. Forse per coprire l’errore di un garzone che aveva sbagliato a caramellare una nocciola, che venne dunque ricoperta di cioccolato per nascondere il problema.
La pralina arrivò nelle confetterie cittadine quasi subito: i torinesi, nonostante il carattere sabaudo, come è risaputo sono da sempre molto amanti dei dolci, in particolar modo del cioccolato. Nonostante tutto, la pralina mancava ancora di un nome, per così dire, ufficiale.
Un’altra storia (magari meno vera della prima, ma sicuramente più romantica) ci racconta però dell’origine del nome. A fine ‘800 viveva a Torino uno studentello: il giovane era innamorato di una sarta, Cristina.
Cristina cuciva eleganti abiti per le signore dell’alta società sabauda, le quali spesso visitavano le confetterie del centro per gustarsi dolcetti sempre nuovi.
Erano le signore torinesi con le pupille ghiotte di cui era innamorato Guido Gozzano, le signore che nella Torino di quei tempi mangiano le paste nelle confetterie ritornando bambine.
Lo studente non voleva far sentire la sua Cristina meno importante delle madame per cui lavorava: e così ogni settimana si concedeva il lusso di regalarle un sacchettino di quelle nuove praline al cioccolato appena arrivate in città. Era solito acquistarle sempre nella solita pasticceria del centro.
Il giovane entrava, comperava le praline e le portava alla sua bella, sotto gli occhi ormai complici del titolare e delle commesse della confetteria.
Un bel giorno, ormai in confidenza, vedendo entrare lo studente una delle commesse lo guardò con tenerezza e gli chiese dolcemente, alludendo alla fidanzata: “Cri?”. Lo studente, arrossendo, rispose col il cuore pieno di gioia: “Cri!”. La storia fece il resto. La pralina di cioccolato che nascondeva la nocciola venne subito ribattezzata Cri-Cri, in onore dei due innamorati e della loro semplice e genuina spensieratezza. Senza contare che, combinazione, una volta morsa la pralina produceva un rumore decisamente simile a un cri cri.
Questa è la versione romantica della nascita del nome cri-cri.
Una storia che racconta di una piemontesina bella e del suo biondo studentino, come narra una delle più famose canzoni popolari torinesi, e della pralina più famosa di tutte: la pralina travestita da caramella che continua a deliziare generazioni di torinesi.

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