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venerdì, 19 Aprile 2024

Le preoccupazioni di Caselli sulla riforma della legittima difesa

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Sono forti i dubbi che solleva l’ex procuratore di Torino e Palermo Gian Carlo Caselli per quanto riguarda la riforma sulla legittima difesa voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Partendo proprio dal criminale. Il ladro, che sapendo di poter trovare la vittima armata, potrebbe non andare più a rubare disarmato.

«Con la riforma sulla legittima difesa c’è un pericolo, e lo dico con preoccupazione – spiega Caselli – se io ladro so che mi possono sparare, mi armo, non vado più solo col piede di porco».

«Non voglio fare il corvaccio – aggiunge – ma in questo modo si innesta una spirale che può portare chissà dove. Far-west è un concetto immaginifico, ma traduce questi concetti».

Secondo l’ex magistrato con le nuove regole «si lancia, pur con le migliori intenzioni del mondo, un messaggio che è “difendetevi da soli”. E questo è un po’ incoerente se viene da chi ama parlare bene, e fa bene a farlo, delle forze di Polizia».

Caselli continua nella sua analisti: «In Italia c’è parecchia paura e insicurezza. Quindi Salvini legge una realtà effettiva ma la interpreta a suo uso e consumo. La enfatizza, e invece di governarla finisce per esserne governato».

Oltretutto, evidenzia l’ex procuratore, non sono molti i processi per legittima difesa. «Dal 2013 al 2016 i procedimenti per legittima difesa vera e propria, articolo 52, sono stati dieci; per eccesso colposo di legittima difesa, articolo 65, sono stati sette. Quattro all’anno».

«Sostenere che con la nuova norma diminuiranno i processi è completamente fuori dalla realtà – sottolinea – I processi ci saranno, se muore un uomo non esiste che non ci sia un accertamento da parte della magistratura. Ma i margini di manovra, di interpretazione del magistrato, sono ridotti».

Nota meno dolente: «Nella legge c’è una novità positiva: l’accollamento da parte dello Stato delle spese di giustizia di chi è incappato in queste vicende».

In conclusione Gian Carlo Caselli commenta la visita di Salvini in carcere all’imprenditore Angelo Peveri, condannato per aver sparato ad un ladro: «Usare un fatto del genere per sostenere e propagandare la legittimità della difesa sempre e comunque è fuori tema».

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