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martedì, 14 Maggio 2024

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Ieri sera su La 7, ospite del talk show “Piazza pulita”, è apparso a discettare sul fallimento Alitalia Flavio Briatore, in diretta dalla sua residenza monegasca, dove com’è noto la fiscalità aiuta generosamente i ricchi e i più fortunati, e quegli italiani che mal tollerano di contribuire a socializzare con le tasse i loro guadagni nel nostro Paese. Barba libera, versione filosofo socratico, Briatore le ha “cantate” come si suol dire al management responsabile della catastrofe aziendale, ma con l’abituale sintassi del genericismo a basso prezzo, in cui si dice tutto e il contrario di tutto, e in cui quel tutto è prudentemente avvolto in un ciarpame di pseudo erudizione economica.

Nessun riferimento – o forse indiretti – all’intervento nel 2008 che a nostro avviso fu l’inizio della fine: la patriottica decisione dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi (amico di Briatore) di “sventare” la cessione della nostra compagnia di bandiera ad Air France-Klm. Gesto che gli procurò il plauso dei nazionalisti con il portafoglio degli altri, ma che fece perdere agli italiani 4,5 miliardi di euro, il costo dell’operazione che consegnò l’Alitalia ad una inesperta cordata di imprenditori italiani, personaggi che da “capitani coraggiosi” sotto il governo D’Alema vennero promossi “capitani patriottici” da quello di Berlusconi…

Per la verità non avremmo scritto di questa “veniale” amnesia, se non fossimo stati già stimolati da una noterella amnesica dell’altro ieri di Bartolomeo Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti nel governo Berlusconi. Personaggio pittoresco, Giachino non perde mai occasione (non sempre a torto) di bollare il governo Monti come il padre (adottivo) di tutti i guasti del nostro Paese: dalla disoccupazione all’aumento del debito pubblico. Ma il vero obiettivo della vis polemica di Giachino è sempre un altro: salvare dal giudizio della storia il suo Cavaliere. L’uomo che sul piano dell’integrità morale ha lasciato poche e invisibili tracce.

Giachino infatti domanda se sono più gravi moralmente le avventure piccanti di Berlusconi o gli effetti della manovra di Monti che ha prodotto centinaia di migliaia di disoccupati? Caro Giachino, sempre in materia di amnesie, dov’era quando Berlusconi con grande senso della morale prometteva – pur di scalare palazzo Chigi, a metà degli anni Novanta – che un milione di imprenditori suoi amici avrebbe assunto ognuno un lavoratore per una totale di un milione di nuovi posti di lavoro?

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