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lunedì, 20 Maggio 2024

Domande sui Corpi Civili di Pace

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Enrico Peyretti
Il 2 febbraio il Governo ha annunciato (Servizio Comunicazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale) che, nel prossimo triennio, 500 giovani volontari svolgeranno servizio in azioni di pace disarmate, non governative, nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto e nelle aree di emergenza ambientale.
Gli Enti che potranno partecipare alla sperimentazione devono avere svolto o svolgere da almeno tre anni attività di servizio civile nazionale nei settori: solidarietà e cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona e all’educazione alla pace fra i popoli, al monitoraggio del rispetto dei diritti umani, al sostegno della popolazione civile.
Si tratta del riconoscimento dei Corpi civili di pace, finora attuati da volontari.
In seguito alla diffusione di questa notizia, mi sono state poste due domande più che fondate.
DOM. Che cosa faranno di preciso i giovani del servizio civile?
RISP: In zone di tensione o conflitto, possono fare quello che fanno ora, per esempio, i volontari dell’Operazione Colomba di Rimini (operazione.colomba@apg23.org), come altri gruppi di volontari: scorta disarmata a persone in  pericolo, come accompagnare a scuola i bambini palestinesi o sui campi i contadini palestinesi, molestati o impediti o minacciati dai coloni israeliani; azioni di prevenzione dell’acutizzarsi dei conflitti (che sono realtà della vita, e non sono sinonimo di violenza e guerra), mediazione popolare tra le parti, educazione alla pace e alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, sostegno alle vittime, profughi, ecc., lavoro lungo di riconciliazione. Così fanno, in varie parti del mondo, le PBI (Peace Brigades International: www.peacebrigades.org ; www.pbi-italy.org ).
Sulla concezione e la pratica dei Corpi Civili di Pace, si può vedere:. Alberto L’Abate, Per un futuro senza guerre, Liguori 2008, Parte II.
Indirizzi: direttivoccp@liste.reteccp.org ; reteccp@serenoregis.org ; segreteria.ipri-reteccp@serenoregis.org
DOM. Di quelli che andranno, con un impegno internazionale, nelle aree a rischio come sarà garantita la sicurezza in modo da evitare, ad es., i rapimenti)?. Sono problemi non del tutto peregrini.
RISP: Lo Stato ha sempre mandato uomini ad uccidere con l’alta probabilità di essere uccisi (e relative spese: indennizzi, pensioni, solo per vedere l’aspetto materiale). Se ora ne autorizza alcuni che vanno ad aiutare, sapendo di poter morire senza uccidere, anzi salvando vite umane, solo ora si deve preoccupare della vita di questi generosi e coraggiosi? Che strano amore di cuore paterno! Forse morire di pace non è glorioso come morire di guerra? Scherzi a parte, i possibili rapimenti sono certamente un problema. I volontari possono anche, se vogliono, dichiarare forte che rinunciano ad essere riscattati con denaro – come fece il Presidente Pertini al tempo delle BR in Italia – e così cadrebbe l’interesse a rapirli. Oppure lo Stato giustamente li riscatta spendendo sempre meno dei fiumi di denaro che butta nell’acquisto di armi, nella struttura militare coi suoi privilegi, nelle spedizioni di guerra chiamata pace (dove si butta via la verità, oltre il denaro).
Riconosciamo che, oltre i volontari disarmati, nei conflitti possono essere necessarie azioni di polizia internazionale, dotata di armi leggere di contenimento e non distruttive, non di attacco; ma davvero azioni di polizia e non di guerra, giacché la sostanza è tutta assolutamente diversa e inversa: la polizia riduce la violenza, la guerra accresce la violenza.
Comunque, ogni intervento civile non armato deve essere totalmente indipendente e scollegato da interventi armati, altrimenti l’azione con una mano disarmata e una armata, perde ogni credibilità, ogni qualità e ogni onore.
I volontari attivi, con rischio proprio, per la pace hanno avuto anche vittime (una per tutti Rachael Corrie). Le loro morti sono morti migliori, sono più vive di quelle dei soldati, e di chi si spegne inutilmente nel proprio privato egoismo. Tutti moriremo. Fortunato chi muore per vivere e far vivere!

“Ci vuole più coraggio [e intelligenza] a fare la pace che la guerra”. Francesco ……………………………………………………………… “Quello che impari, fallo sapere agli altri, perché non è roba tua” ………………………………………………………………

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