Si è concluso con un laconico comunicato di dieci righe l’incontro notturno voluto a Bruxelles dal premier greco Alexis Tsipras con i capi di governo di Francia e Germania e i presidenti delle istituzioni Ue Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e Jeroen Dijsselbloem. Il documento ribadisce la validità dell’accordo raggiunto il 20 febbraio scorso con i creditori della Grecia, prorogando fino a giugno gli aiuti economici europei in cambio di riforme economiche. I partecipanti, tuttavia, sembrano interpretare con sfumature diverse il risultato dei colloqui.
«È chiaro che la Grecia non è tenuta ad adottare misure recessive», ha esordito Tsipras. Il comunicato infatti stabilisce che entro pochi giorni il Paese dovrà presentare una sua lista di riforme economiche, senza però fare accenno alla tipologia di misure che sarà tenuta a vagliare. Tanto cauto ottimismo non sembra però condiviso dalla cancelliera Angela Merkel, che all’uscita dall’incontro ha precisato: «Il punto di riferimento è l’accordo del 20 febbraio. Non ne abbiamo cambiato una virgola. Avrete già sentito questo prima di oggi. D’altro canto, poco è cambiato nelle ultime settimane».
In molti a Bruxelles hanno interpretato la mossa di Tsipras, stretto tra le impopolari richieste dei suoi creditori e il rischio del venir meno di liquidità, come un tentativo di rinviare le riforme economiche spostando la discussione dal piano tecnico a quello politico per strappare concessioni. La cancelliera tuttavia sembra inamovibile. «Non abbiamo parlato di cifre, né di impegni precisi – ha precisato commentando il meeting – Nuovi aiuti non potranno essere versati prima che gli impegni vengano rispettati».