di Bernardo Basilici Menini
E se portasse sfortuna quest’incarico? Anche chi non è superstizioso incomincia a porsi qualche domanda, dopo che il consigliere della Corte dei Conti Salvatore Tutino ha rinunciato all’incarico di assessore al Bilancio capitolino. A Tutino non è andato giù il modo di comportarsi dei 5 Stelle e i “pettegolezzi” sul suo conto, provenienti sempre dai pentestellati. Non vuole, dice, sottoporsi a “esami irreali”.
«Da diversi giorni -spiega- sono sulla graticola, sottoposto esami surreali. Sono diventato oggetto di una contesa in cui più che i curricula contano le illazioni e dove le falsità e le beghe di una certa politica fanno aggio su professionalità e impegno».
«Non posso accettare accuse totalmente infondate e prive di ogni elemento di verità –aggiunge- avevo dato la mia disponibilità consapevole delle difficoltà e dei rischi che l’impegno avrebbe comportato, ma pensavo che le difficoltà fossero legate all’impegno come assessore al bilancio della capitale».
«Gli attacchi, del tutto ingiustificati, da parte di esponenti della forza politica che dovrà sostenere scelte della giunta, minano alla base ogni possibilità di proficuo lavoro. Perciò, nel ringraziare la sindaca per la considerazione, ritiro la mia disponibilità e continuerò con serenità e rinnovato impegno a dare o il mio contributo alla Corte dei Conti».
Tutino era finito nell’occhio del ciclone per l’accusa di far parte della “casta”, sollevata in primis da Roberto Fico, deputato del M5S. La sindaca ha appreso del rifiuto, dichiarando semplicemente che il nome del consigliere era tra quelli esaminati. Ma ne arriverà uno presto, mentre Beppe Grillo mette un cerotto sulle bocche dei suoi: «Ringrazio di cuore tutti i portavoce M5S che non faranno dichiarazioni né interviste su Roma nei prossimi giorni».
Parlavamo di maledizione all’inizio, perché ci sono dei precedenti. Raffaele De Dominicis, ex procuratore della Corte dei Conti del Lazio, era stato prima indicato da Virginia Raggi, che poi lo aveva bocciato, sostenendo che non avesse i requisiti a 5 Stelle per l’incarico. Insomma, dopo il balletto di Palermo, mentre i giornalisti venivano malmenati, oggi per la Raggi c’è poco da danzare ed essere felici. E chissà se il suo mantra “Bello, bello, bellissimo”, coniato in Sicilia, le tornerà utile per esorcizzare la maledizione.