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sabato, 18 Maggio 2024

Olivetti, morti per amianto attesa per consulenza tecnica. Fiom: “L'azienda ideale non esiste”

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Redazione
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«Stiamo aspettando che i periti incaricati dalla Procura di Ivrea depositino la consulenza tecnica, probabilmente entro la prossima settimana». Con queste parole Giuseppe Ferrando, procuratore capo di Ivrea, titolare dell’inchiesta, sulle venti morti per amianto negli stabilimenti Olivetti, annuncia il deposito della consulenza dei tecnici.
Nel registro degli indagati ci sono i nomi, tra i 24, dell’ex presidente di Olivetti Carlo De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera.
Trent’anni su cui indagare: dagli anni Sessanta ai Novanta. «I periti – spiega ancora Ferrando – hanno dovuto ricostruire tutti i quadri societari di allora e indicare i responsabili dei vari settori all’interno dell’azienda».
Non appena si conoscerà la perizia, aggiunge il pm, «si valuterà la possibilità di procedere agli interrogatori, oppure se passare direttamente alla fase in cui verranno presentate le richieste di rinvio a giudizio per gli indagati».
«È possibile – conclude il magistrato – che la posizione di qualcuno venga stralciata».
Severo il tono del segretario provinciale Federico Bellono che vuole giustizia e non certo che ci si preoccupi di salvare la memoria di Adriano Olivetti e di chi è stato coinvolto nelle indagini: «Trovo incredibile che alcuni diano l’impressione di avere come prima preoccupazione quella di assolvere i vertici aziendali, dimenticando, o facendo finta di non sapere, che la magistratura nell’unico procedimento ad oggi arrivato a sentenza ha già riconosciuto la colpevolezza dell’azienda».
«Non si può, di fronte ad una tragedia come questa che peraltro è destinata a non rimanere circoscritta ai casi oggi oggetto di indagine, preoccuparsi innanzitutto che venga offuscata l’immagine del mito olivettiano o la storia industriale di un’azienda la cui straordinarietà nessuno mette in discussione – prosegue l’esponente sindacale – è vero invece che un atteggiamento eccessivamente celebrativo rischia di essere acritico e di non aiutare un’adeguata comprensione della realtà, che è sempre più cruda delle mitizzazioni».
«Semplicemente l’azienda ideale, perfetta non esiste – conclude Bellono – per molti aspetti l’Olivetti era un’azienda come tante altre, con problemi simili. Anche lì ci si poteva ammalare e si poteva morire di lavoro, e pure una dirigenza illuminata per definizione ha avuto le proprie responsabilità, al di là della rilevanza penale che i giudici dovranno, e in parte l’hanno già fatto, verificare. Dire però, come ho letto stamattina, che il nome Olivetti non può essere macchiato mi sembra una stupidaggine: di una storia industriale non si possono prendere solo le parti che convengono».

 © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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